L'energia rinnovabile che viene dalle piante: intervista alla Dottoranda NODES Ilaria Brugellis

Laureata in Scienze della Natura con una tesi focalizzata sulla conservazione di habitat prativi aridi lombardi, Ilaria Brugellis è anche vincitrice del premio di Laurea 2022 “Fondazione Grazioli” dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. Da sempre impegnata in attività volontaristiche e no-profit in ambito ambientale e sociale, Ilaria è ora dottoranda nel Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia. Ilaria contribuisce al progetto VINO con il suo lavoro di ricerca sull’uso di tecnologie bioelettrochimiche nell’industria vitivinicola.
NB: Il progetto VINO esplora l’uso di tecnologie bioelettrochimiche per valorizzare i sottoprodotti dell’industria vitivinicola. In che modo le Plant Microbial Fuel Cells (PMFC) potrebbero contribuire a questa missione e quali sono le sfide principali?
IB: Le Plant Microbial Fuel Cells (PMFC) possono diventare uno strumento estremamente rilevante per le aziende agricole che vogliono rafforzare la loro continuità nel mercato, affrontando gli effetti del cambiamento climatico. In particolare, le PMFC consentono di monitorare vari parametri ambientali, come la temperatura e l'umidità, permettendo alle aziende di ottimizzare la loro produttività e ridurre gli impatti ambientali. Le principali sfide sono la ricerca di materiali durevoli per l'uso all’aperto, che richiedano una manutenzione minima, e la selezione di piante che massimizzino l’attività elettrica, arricchendo nel contempo il territorio e favorendo la conservazione della biodiversità.
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NB: Essere parte di NODES e lavorare nel contesto di VINO ha avuto un impatto significativo sul suo lavoro? Ci sono collaborazioni o risultati che ritiene particolarmente rilevanti?
IB: Appartenere alla rete NODES ha avuto un grande impatto sul mio lavoro. Ho partecipato a numerosi eventi che mi hanno permesso di affinare le mie competenze, oltre a farmi comprendere meglio il mio contributo alla ricerca in ambito tecnologico e ambientale. In particolare, le Assembly sono stati momenti molto costruttivi in cui ho potuto vedere quanto lavoro ci sia dietro a una rete di conoscenze così ampia. Nel contesto di VINO, ho avuto l’opportunità di collaborare con ricercatori altamente qualificati che, come me, stanno testando tecnologie che potrebbero portare a un futuro più rispettoso della natura. Questo è un aspetto fondamentale per chi vuole restare competitivo nei prossimi anni.
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NB: Dal punto di vista della scalabilità, quali passi ritiene essenziali affinché le PMFC possano diventare una soluzione concreta e competitiva per il settore agroindustriale?
IB: Ci sono diversi passi fondamentali per la scalabilità delle PMFC. Innanzitutto, è cruciale aumentare l’efficienza energetica, migliorando la resa elettrica per unità di superficie coltivata. Inoltre, bisogna ottimizzare le specie vegetali coinvolte per massimizzare la produzione di elettricità. Altrettanto importante è la riduzione dei costi di produzione e manutenzione, con l’utilizzo di materiali elettrodici economici e sostenibili. L’automazione del monitoraggio e della gestione dei sistemi consentirebbe di ridurre i costi operativi. In parallelo, è necessario sviluppare sinergie con pratiche di agricoltura di precisione e gestione delle acque, come nel caso dell’idroponica. Un altro passo fondamentale è testare le PMFC su larga scala, passando da esperimenti di laboratorio a installazioni pilota in campo, per valutare la resa energetica in condizioni climatiche diverse e con varie tipologie di suolo. Infine, è importante evidenziare il valore aggiunto delle PMFC, che riducono l’impronta ecologica rispetto alle fonti energetiche tradizionali. Unendo questi passi, alcune delle quali sono già in fase di sviluppo nel nostro team, le PMFC diventeranno una tecnologia scalabile e attraente per il settore agroindustriale.