Comunità energetiche rinnovabili in aree agricole: intervista alla Dottoranda NODES Oriana Benfatto Oriana Benfatto, Dottoranda NODES al 3° anno nel corso di Dottorato in Ingegneria Elettronica, Informatica ed Elettrica (ciclo 38), ci parla del suo progetto di ricerca "Sustainable services for agricultural areas: renewable energy communities and micro-grids", condotto sotto la supervisione della Prof.ssa Norma Anglani del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell'Informazione dell'Università di Pavia. Il progetto, sviluppato nell'ambito del flagship project FORMIDABILAE, si concentra sull’integrazione di energie rinnovabili e comunità energetiche per migliorare la sostenibilità nelle aree agricole.
NB: Le comunità energetiche rappresentano un'opportunità per rendere il settore agricolo più sostenibile ed efficiente. Quali sono, secondo te, i principali ostacoli da superare per una loro adozione su larga scala?
OB: Le comunità energetiche offrono un’opportunità per rendere l’agricoltura più sostenibile, ma incontrano ostacoli. Uno dei principali è la stabilità della rete elettrica: le rinnovabili, pur cruciali, sono variabili e richiedono sistemi di accumulo e strategie avanzate. Inoltre, la
scarsa conoscenza del concetto tra agricoltori e cittadini limita l’adesione, rendendo necessaria maggiore sensibilizzazione. Anche la burocrazia frena lo sviluppo, con procedure complesse e incertezze sugli incentivi. Per superare queste sfide servono norme più chiare, incentivi mirati e tecnologie di accumulo e gestione intelligente dell’energia, così da garantire una transizione sostenibile e inclusiva.
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NB: Il progetto FORMIDABLE mira a sviluppare soluzioni innovative per migliorare l’efficienza energetica nel settore agroindustriale. Qual è il contributo specifico della tua ricerca in questo contesto e quali sono le tecnologie più promettenti su cui stai lavorando?
OB: Nel contesto del progetto FORMIDABLE, la mia ricerca si concentra sul caso studio di una stalla, valutando carichi elettrici e convertitori per renderla il più possibile autosufficiente e indipendente dalla rete elettrica. In particolare, studio il controllo di inverter grid-forming e grid-following per garantire la stabilità del sistema, ottimizzando il flusso di energia tra fonti rinnovabili, accumuli a batterie e carichi critici come sistemi di mungitura e raffreddamento del latte. Parallelamente, analizziamo i comuni serviti dalla stessa cabina primaria, valutando il potenziale fotovoltaico installabile sui tetti attraverso tecniche di analisi geospaziale e confrontando la produzione stimata con i consumi ottenuti da banche dati nazionali. Questo permette di stimare il grado di autosufficienza della comunità e il
dimensionamento ottimale del sistema. L’obiettivo finale è sviluppare un modello replicabile per la creazione di comunità energetiche autosufficienti, favorendo la diffusione di tecnologie avanzate per l’efficienza energetica e l’integrazione delle rinnovabili nel settore agroindustriale.
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NB: Far parte dell’ecosistema NODES e di un flagship project come FORMIDABILAE ti ha offerto nuove prospettive o collaborazioni che hanno arricchito il tuo percorso di ricerca? Quali risultati hai raggiunto finora?
OB: Essere coinvolta nel progetto NODES mi ha permesso di collaborare con il laboratorio AUDE dell’Università di Pavia, favorendo un dialogo interdisciplinare. Questo ha arricchito il mio percorso, consentendomi di analizzare le comunità energetiche sotto aspetti tecnici, architettonici e urbanistici. Ho visitato centri di ricerca e aziende agroindustriali, osservando tecnologie e sfide pratiche legate alle
rinnovabili. Ho sviluppato un modello simulativo per valutare l’autosufficienza energetica di una stalla e della comunità collegata, combinando analisi dei carichi e potenziale fotovoltaico. Inoltre, ho approfondito il controllo di inverter grid-forming e grid-following per migliorare la stabilità della rete locale, proponendo soluzioni replicabili per il settore agroindustriale.